
oggi si fanno troppi pochi film – e così limitati nei budget per non dire nelle ambizioni – che diventa difficile per professionisti anche affermati esprimersi al livello di un tempo e per i giovani trovare l’occasione di mettere alla prova destrezza e capacità. Non so come si possa risolvere tutto questo senza tornare a produrre tanti film, di tutti i generi (chi ama veramente il cinema vuole una dieta variata!), in modo che sia possile tornare a saldare la nostra ricca tradizione alle generazioni successive. Anche perché una ragazza o un ragazzo che sceglie la professione del costumista (o dello scenografo, del direttore della fotografia, del montatore ecc.) sa che il progresso della carriera dipende molto dagli incontri e dalle occasioni ma si fonda obbligatoriamente su una conoscenza del “mestiere” e dei suoi trucchi che non può essere elusa.
Molto importante perciò un libro come questo che venga a colmare una sorta di lacuna cercando di spiegare molto schiettamente come far sopravvivere questo affascinante mestiere fra le strettoie di risorse limitate e una certa insensibilità dei committenti, perlomeno italiani. Tante volte tocca combattere per mantenere una certa qualità nei reparti, in ciò che “si vede” (che dovrebbe essere la cosa più importante di tutte!), e non sarà male apprendere anche qualche scaltrezza su come difendersi e ottenere i risultati migliori a dispetto del risparmio fino all’osso. Mi sembra che il libro di Elisabetta Antico e Paola Romoli Venturi sia generoso e pratico anche su questo punto, oltre che nel fornire dritte preziose sulla storia del costume e sull’apprendistato vero e proprio (scuole, testi fondamentali, persino siti web dove estendere le proprie ricerche) e sulle tecniche di taglio mostrate con bei disegni esplicativi. Sono sicuro che chi vuole intraprendere il bellissimo mestiere di “vestire i sogni” lo troverà prezioso e anche gli insegnanti vi si potranno ispirare per la chiarezza dell’impostazione e delle tavole esplicative.»