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Giuseppe Vasi

Vedute di Roma nel '700 - volume I

Porte, piazze, palazzi, basiliche, ponti in cento incisioni tratte dalle Magnificenze di Roma (voll.1-5)

Vedute d'Italia, n. 7
2014, pp. 112

ISBN: 9788875272784
€ 12,50 -5% € 11,87
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Sinossi

Con la presentazione delle 200 stampe numerate, nucleo essenziale dell'opera Delle Magnificenze di Roma Antica e Moderna di Giuseppe Vasi (1710-1782), pubblicata in 10 libri tra il 1747 e il 1761, si intende restituire il volto e la struttura urbanistica della capitale cristiana nel momento in cui si stava trasformando in una città "moderna", arricchendosi, per volontà di pontefici e mecenati, di luoghi utili allo svolgimento dei complessi rapporti sociali e di opere funzionali, oltre che al decoro urbano, alle attività lavorative e commerciali. Pur mostrandosi aperto e sensibile allo spirito dei nuovi tempi, nel carattere documentativo delle sue incisioni, nella lucidità della visione e nel suo vivace senso di concretezza, l'artista rimane tuttavia legato allo spirito ancien régime che informa la corte pontificia e gli esponenti più in vista della società romana nel XVIII secolo. Il suo amore disincantato per la città, il suo interesse contemplativo per le antichità, il suo febbrile ed originale modo di lavorare all'acquaforte "per coperture", affascineranno in particolar modo il giovane Piranesi che, giunto a Roma nel 1740, prenderà lezioni di incisione proprio presso il laboratorio del Vasi, ma supererà poi il maestro offuscandone meriti e peculiarità. Ad una resa della città fredda e analitica e alla veduta particolaristica delle emergenze monumentali ed architettoniche, tipica degli incisori che lo avevano preceduto, Vasi contrappone infatti una veduta più fine e pervasa di uno spirito maggiormente poetico. Con i primi cinque libri (1747-1754) l'incisore illustra l'"esterno di tutta Roma", ossia le parti monumentali della città e i luoghi paesaggisticamente più interessanti e pittoreschi: mura, porte, basiliche, ponti sul Tevere, palazzi signorili, piazze e vie celebri. È in questa prima parte che si esprime più liberamente la sua deliberata vena poetica e risulta più evidente il tono celebrativo dell'opera.