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Colpi di cinema. L'essenza della «filmicità» in trentacinque sequenze d'autore - Angelo Moscariello - copertina
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Colpi di cinema. L'essenza della «filmicità» in trentacinque sequenze d'autore - Angelo Moscariello - copertina
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Descrizione


L'intento del presente volume è quello di mostrare le sequenze in cui la cinepresa si "stacca" dalla storia per ascendere ai piani alti della "poesia". Si tratta, naturalmente, di sequenze pur sempre inserite all'interno di una salda struttura narrativa e che da questa traggono la loro ragion d'essere espressiva e per questo sono analizzate essendo precedute dalla smossi e dallo script della scena. Il tutto per cogliere quei "colpi di cinema" che da soli valgono la visione di un film e che sono i soli che restano impressi nella memoria dello spettatore anche a distanza di anni, allorché della storia si sarà quasi perso ogni ricordo.
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Dettagli

2006
8 giugno 2006
175 p., ill. , Brossura
9788875271367

Voce della critica

In un momento in cui la prospettiva più efficace esercitabile dalla critica cinematografica per avvicinare il grande pubblico sembra essere soprattutto legata all'idea del film come "specchio della società", all'interno del quale trovare spunti di lettura e interpretazione per una realtà che i grandi media rendono sempre più impalpabile e sfuggente, dedicare un volume alla specificità del cinema rappresenta senza dubbio un atto di originalità e coraggio. Chi lavora nell'ambito della didattica e della divulgazione del cinema sa bene come tutta una serie di interessi legati alla lettura del testo filmico come prodotto di un linguaggio specifico abbiano gradualmente lasciato il posto ad altre urgenze, che nel caso degli spettatori meno attenti diventano una desolante incapacità di cogliere anche soltanto il discorso primario espresso dall'opera. Questo, probabilmente, soprattutto a causa di un impoverimento della complessità delle strutture e dell'inaridimento del portato simbolico tipici di prodotti di consumo di massa come le fiction televisive. Alla critica risulta quindi sempre più necessario, per incontrare l'interesse del pubblico, procedere a una sorta di considerazione globale del film, del senso complessivo dell'operazione che sta alla base della sua realizzazione. Il che non vuol dire assolutamente procedere a una lettura unilaterale e sbrigativa e del suo significato.
Fatta questa necessaria premessa, crediamo che un'altra questione decisiva legata alla percezione di massa delle immagini risieda in un processo assai diffuso che porta all'indifferenza nei loro confronti, nel senso di uno spettatore sempre meno in grado di fare distinzioni all'interno di un flusso confuso e infinito. Per questa ragione, quando Angelo Moscariello nel suo volume sulla "filmicità" parla di "quei 'colpi di cinema' che da soli valgono la visione di un film e che sono i soli che restano impressi nella memoria dello spettatore anche a distanza di anni, allorché della storia si sarà quasi perso ogni ricordo", ci viene immediatamente da pensare alla necessità di saper ancora intuire la presenza della bellezza. Perché se è vero che spesso la grande arte è inattingibile con il linguaggio delle parole, è altrettanto vero che non esiste frustrazione maggiore per essa di quella di non essere nemmeno notata.
Questa, dunque, una delle ragioni del lavoro di Moscariello, che sottolinea come l'intento del suo repertorio sia "quello di mostrare le sequenze in cui la cinepresa si 'stacca' dalla storia per ascendere ai piani alti della 'poesia'". Da Bergman ad Antonioni, da Pasolini a Godard, da Dreyer a Lynch, il lavoro di Moscariello non può non colpire per l'alto numero di stilemi che individua (dagli "allontanamenti focalizzanti" alle "dilatazioni isocroniche", dalle "ellissi sincroniche" alle "sfumature illuminanti"), fornendo al lettore una serie di spunti per affinare le sue capacità di individuare quelle soluzioni di stile che sicuramente fanno la differenza tra le opere di routine e i capolavori.
  Umberto Mosca
 

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